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È uscito “Ogni borgo è un poeta”, il nuovo libro di Giuliano Belloni

Un’intervista all’autore, da leggere con lentezza e lo sguardo pieno di verde.  A cura di Flavia Restuccia. 
Flavia Restuccia I Facilitazione alla co progettazione

Flavia Restuccia I Facilitazione alla co progettazione

Appassionata di Musica, Maieutica, Geofilosofia e Sinestesie, vado alla ricerca di luoghi in cui poter connettere Etica ed Estetica. Approdo a Tessere tre anni fa, trovando in essa un riparo, un porto felice, uno spazio in cui poter sperimentare e mettere alla prova quanto studiato e vissuto in questi primi 34 anni di vita.

 

Un libro di prosa poetica, un dialogo tra un nonno e due nipotini. Giuliano Belloni manifesta così il proprio atto d’amore verso quelle fragili categorie, profondamente “sconvolte” dall’attuale pandemia: anziani, giovani e paesaggi

Quanto accaduto e vissuto di recente ci ha ferocemente posto dinanzi alla nostra inevitabile precarietà, motivo per cui, secondo l’autore, urge la necessità di decostruire false “verità” e focalizzare la propria attenzione verso maniere altre di abitare il mondo, consapevole, solidale e artistico. Uno spazio che richiede di esser vissuto, il borgo, quel luogo in cui, da sempre, “ci si sentiva comunità ancor prima di essere cittadini”, sostiene Belloni. “Ognuno ha un borgo dentro che non riesce a vivere da solo, ha bisogno di qualcuno che con l’incanto dello sguardo lo legga e glielo racconti”.

Da dove nasce la volontà di intraprendere un lavoro immaginativo sulla Repubblica dei Borghi? Cosa rappresenta e come si vive in questa Repubblica?

Amo immergermi nel dialetto e nei campi. Sono figlio della civiltà contadina. I titoli dei miei precedenti libri: L’olio nell’insalata, Pane e pomodoro, Come faccio a diventare albero, hanno tutti a che fare con la terra. Ho difficoltà a comprendere la cittadinanza digitale e a capire quell’algoritmo che, eletto amministratore delegato, può disporre a piacimento della nostra vita. Decidendo, infine, le ragioni di un investimento o le probabilità di una ripresa. Se invece ti eserciti dall’infanzia a riconoscere gli accordi della natura, presto ne capisci anche gli intervalli e i silenzi. Da piccolo impari ad ascoltare e a scrivere cose che all’inizio sono solamente suoni. È l’armonia che si veste di melodia. Ho imparato da subito a mangiare insipido perché tutto il sapore fossero le parole. Ma nello stesso tempo ho appreso che il silenzio è una lingua. E può essere un luogo in cui ascoltare ciò che possiamo essere, ciò che desideriamo essere e che possiamo diventare. In questo periodo si parla di ricostruzione e della opportunità del Recovery Plan. Ma il Recovery non può essere solo un progetto di riqualificazione urbanistica. E allora come sarà la città dopo il Covid? E il borgo? I trasporti, le relazioni, la sanità, il lavoro, le nuove povertà, la disoccupazione? Ci si afferra ai grandi progetti urbanistici pensando ad un rinascimento ecologico. Ma sappiamo tutti che la città è il luogo delle contraddizioni. Nel borgo invece sei subito a conoscenza di alcune verità come il sole, la luce, l’acqua e l’uomo. La poesia fa da collante. Il borgo è a disposizione. È un sentimento che ti fa essere dentro il mondo. Nel borgo tutti gli abitanti parlano la stessa lingua. Sentono e vivono la primavera che tu hai appena visto e ne fanno memoria. Rammendare è stata sempre un’arte dei poveri di spirito. Rimette esistenze in circolo e le pone insieme. Per questo motivo fiumi, laghi, campi, boschi e libertà possono coesistere insieme. Il nuovo compito è tessere il borgo diffuso. Il borgo, il nostro territorio, è un’attrazione di cultura, di giovani e di investimenti”

.Che ruolo hanno per Lei Paesaggio e Poesia e in che relazione sono?

Il borgo e tutto ciò che lo circonda è un Ecosistema umano. E quindi, come ogni ecosistema, è fragile e ha bisogno di essere protetto e preservato. Il borgo non è uno spot pubblicitario e nemmeno un buon ritiro. Non è un “ospizio”, scelto magari dai familiari per concludere un’esistenza. Il borgo è il tuo DNA. Diviene un cantastorie che sa e dà ritmo, tempo e armonia. Il borgo è il luogo di uguaglianza e accoglienza che diviene laboratorio di emozioni e sentimenti. Per arrivarci bisogna lasciare la strada provinciale e salire. Sta in alto e bisogna raggiungerlo. Poi ti lasci identificare. Declini le generalità e ti iscrivi alla sua anagrafe di silenzio. Comincia un nuovo viaggio interiore attraverso un percorso esteriore. Il borgo permette di girare intorno all’uomo con la propria personale storia, raccogliendo indicazioni da storie di altri. È un percorso d’attenzione. Se ti siedi su una panchina ti raggiunge il pioppo e ti si siede accanto. La siepe, il filo d’erba, il passero ti fanno compagnia oltre mezzogiorno. Anche la lucertola ti dà il buon giorno, uscendo dal muro delle tue crepe. Guarda dentro, guarda fuori. Lo sguardo è una responsabilità e un atteggiamento. 
Cos’è la poesia? Tutti ne parlano, ne scrivono. Nessuno sa cosa sia. Per me forse è conoscere il nome del vento, sapere chi agita le paure delle foglie, conoscere le formiche del vicinato una ad una e parlare la lingua degli alberi. Respirare il loro fiato significa dare umanità alla loro vita. D’altra parte loro, al contrario, cedono la loro arboreità come un dono.

Quali il ruolo e le potenzialità delle “aree interne”?

Città o Borgo? È un modo di sentirsi confine. La Repubblica dei Borghi è composta di gente comune. Quasi tutti sono andati via ma chi è rimasto si è preso cura di chi non c’è. Chi è rimasto vive un profondo trauma: si può continuare ad essere felici rimanendo nel luogo in cui si è nati? E chi è andato via ha pensato di prendersi quello che gli è stato negato, di cui ha diritto: indipendenza e complessità. La felicità non è un caso, è un’immagine straziante di bellezze. Siamo comunque tutti cittadini di una stessa placenta. Il vento come la felicità non ha fissa dimora. La città come la pianura è un immenso luogo comune. Una lunga tavola dove memorie e ricordi sono in ogni angolo, in un movimento disordinato. A volte si rincorre volentieri la retorica del bello e invece l’imprevisto è terra di scontri e incontri. Certamente le aree interne hanno bisogno di architetture sostenibili, di transizione ecologica, di scelte strategiche e scelte politiche lungimiranti. Ma abbiamo capito che quello datoci, in un colpo può sparire mentre le mura del borgo ti guardano, ti parlano e non sono mai neutrali. Ho piccole certezze composite in mezzo ad un continuo stupore. Il tema dell’ambiente non può essere disgiunto dal paesaggio. Lancia quotidianità rivoluzionarie.

La “dimensione umana” della quale parla non è forse il senso più profondo del vivere? Un vivere poetico, che ascolta le suggestioni, gli stimoli che i Paesaggi ci rimandano.  Come possono i borghi essere i luoghi di un rinnovato Umanesimo? Può approfondire questo concetto?

Non mi piacciono gli itinerari astratti del sapere che tanto piacciono agli accademici dei giornali e delle rassegne. A volte inventano titoli o modelli che non hanno nulla a che vedere con la verità, sempre in movimento e con i processi espressivi di un poeta. Il quale fa quello che può: scrive e vive. La poesia molte volte si mette in discussione e si tende a rifiutarla. Schelling diceva “È  la fame dell’essere “. Io ritengo che sia “un corpo vivente” che emette odori ed emozioni. La lingua che la esprime allora deve profumare e deve essere capace di apparecchiare queste emozioni. Ricordo che aspettavo la domenica mattina, quando la mamma non si recava nei campi. Sentivo il profumo dell’aglio che cantava nella padella. Di lì a poco sarebbe venuta nel mio letto ad abbracciarmi. L’odore della cucina era la colonna sonora ed olfattiva di un’emozione che stava nascendo a poco a poco. Poesia allora può essere anche una cosa maleducata, una finestra rotta, il legno fradicio, la porta che sbatte, il calcinaccio che riempie la buca di una strada. Bella ugualmente la strada perché il sole l’abbraccia continuamente. E la sera è lontana dalla battaglia delle città. Nel borgo anche l’ombra è un’altra cosa e la vita è un’altra vita. Come quella eterna. C’è una corsa per organizzare convegni, si preparano strategie per ridisegnare l’umanità. Abbiamo la necessità di mettere in campo un nuovo tipo di attenzione. Si sente la necessità di tessere gli sguardi rimasti ignoti. Il rammendo apre passaggi segreti. Scopri la morfologia degli abissi che ti impongono di creare modelli e strutture per capire l’uomo e i suoi comportamenti. La Repubblica dei Borghi quindi codifica i cambiamenti istituendo nuovi Assessorati: alla Poesia, alle Parole dimenticate, alla Cortesia, alla Tolleranza, alla Condivisione, alla Pedagogia dello sguardo e dei gesti, al Silenzio, alla Solitudine, ai Boschi, al linguaggio della Natura.

Quale contributo spera di dare ai nostri territori con il suo libro? Dove si può acquistare il suo libro?

La mia poesia non è alcolica. Viaggia low cost e in volo charterFiglio di contadini. Mi reco ogni mattino nei campi a coltivare emozioni. E allora dopo aver parlato di emozioni, di colori, di nuove opportunità, lancio una sfida. Vorrei che ogni libro potesse ragionare con il lettore. Da subito. Sono disposto quindi a inviare una dedica ad ognuno, con spese di spedizione a mio carico. Non pongo risoluzioni ma offro moltitudini che si possano intrecciare favorevolmente con i colori e le storie personali. Desidero percorrere un pezzo di strada insieme. Altrimenti il libro può essere ordinato direttamente nei normali canali di acquisto.

L'autore: Giulano Belloni

COME ACQUISTARE UNA COPIA DEL LIBRO:

Per avere una copia del libro con dedica dell’autore scrivere a: giulianobelloni19@gmail.com

Oppure recarsi presso i seguenti punti di acquisto:

  • Mondadori di Tivoli – Via Palatina 38 TIVOLI (RM)  tel. 0774 557260
  • Mondadori Monterotondo – Via Goffredo  Mameli  16/g MONTEROTONDO (RM) – 06 90623613
  • Librerie Coop.Guidonia, Via Nazionale Tiburtina GUIDONIA  (RM) – 0774/ 375348
  • Libreria Passo Corese – Via Servilia, 10 PASSO CORESE (RI) – 0765/ 201339
  • Cartolibreria Benedetti -Via Tito Costantini 21  PALOMBARA SABINA (RM) 0774 634877
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Nasce la Rete dei Comuni del Formaggio

Grazie al supporto di ARSIAL e ALI Lazio prende vita il network di identità: dal Lazio, una nuova opportunità di valorizzazione e sviluppo già pronta a espandersi su scala nazionale. Noi di Tessere siamo orgogliosissimi di aver contributo alla creazione di questa rete…abbiamo l’acquolina in bocca!
 

Parte dalla Regione Lazio una nuova sfida per lo sviluppo e la valorizzazione territoriale: la costruzione di un sodalizio tra Comuni diversi, per posizione e grandezza, per promuovere la tradizione e la qualità delle produzioni casearie e sostenere un nuovo paradigma di sviluppo locale, che affonda le sua fondamenta nell’enogastronomia e nel “fare rete”.

Su questa scommessa 17 Comuni Laziali, guidati da ALI Lega delle Autonomie, hanno deciso di abbracciare il progetto promosso da ARSIAL e di investire nella forza della rete, sia come strumento di promozione e tutela di un prodotto d’eccellenza della filiera agroalimentare, sia come scambio e condivisione di buone pratiche e di politiche di sviluppo da condividere e attuare in maniera congiunta.

Con 6 formaggi DOP e 47 prodotti caseari PAT, la Regione Lazio è ai primi posti a livello nazionale per diffusione e presenza capillare sui territori di una vocazione lattiero casearia, fatta di formaggi arcinoti (come il Pecorino Romano, la Ricotta Romana, la Mozzarella di Bufala Campana, il Pecorino di Picinisco) e meno noti (ad esempio lo Squarquaglione dei Monti Lepini, il Cacio Magno). Più di un formaggio di qualità è prodotto in almeno 110 Comuni sui 378 della Regione, molti dei quali, con popolazione inferiore ai 5000 abitanti, collocati in aree interne e/o marginali e/o lontane dai flussi turistici di rilievo.

“Questi primi dati hanno imposto la necessità di individuare nuovi modelli di partecipazione comuni al processo di rigenerazione territoriale, occasioni preziose di sviluppo economico e occupazionale da supportare; crediamo fortemente in questa iniziativa e siamo convinti che possa un nuovo modello di collaborazione virtuosa e concreta tra le istituzioni ed il tessuto economico e sociale”. Con queste parole Bruno Manzi, Presidente di ALI Lazio, ha salutato gli amministratori che, in videoconferenza, hanno costituito la Rete dei Comuni del Formaggio. Il network di Comuni a vocazione lattiero casearia, sostenuto dall’Agenzia per lo sviluppo e l’innovazione dell’Agricoltura del Lazio –Arsial, anche se appena nato è già maturo per espandersi su tutto il territorio nazionale e accogliere i luoghi d’eccellenza del formaggio di qualità italiano.

I Soci Fondatori della Rete sono 18 -compreso ALI Lazio- rappresentativi della ricchezza territoriale e produttiva della regione: nella provincia di Frosinone, il comune di Castrocielo e di San Vittore del Lazio, con i loro ben otto formaggi P.A.T.; nella provincia di Latina, il piccolo comune di Roccagorga, nel cui territorio ricadono due D.O.P. e si produce il raro Squarquaglione dei monti Lepini P.A.T, e il comune di Cori, patria della Ricotta di pecora e capra dei Monti Lepini P.A.T; della provincia di Rieti fanno parte, invece, il comune di Amatrice, nel quale si produce, tra gli altri, il Pecorino che porta il suo nome, e il comune di Poggio Mirteto, simbolo del pregiato Cacio Magno P.A.T. che sembra debba il suo nome da Carlo Magno che ne rimase incantato all’assaggio; della provincia di Viterbo, il Comune di Canino che, già Città dell’Olio, non ha esitato a evidenziare “il ruolo catalizzatore che i prodotti di qualità possono avere per i territori marginali”. Nella provincia di Roma, infine, si trovano i comuni di Ardea, di Cerveteri e di Bracciano, accumunati, oltre che dall’essere più popolosi, anche da essere i tre dei simboli della transumanza e della produzione casearia della campagna romana; il comune di Rocca Priora, famoso, tra gli altri, per il gustoso formaggio “Scottone”; quelli di Sacrofano, di Torrita Tiberina, di Magliano Romano, di Trevignano Romano e di Vicovaro nei quali è possibile assaggiare, ad esempio, il pregiato Pressato a Mano P.A.T., il Caciocavallo di bufala semplice e affumicata P.A.T. o il Caciofiore P.A.T.

La Rete dei Comuni del Formaggio che, come ha sottolineato Nadia Bucci, Sindaca di San Vittore del Lazio, “non è solo uno strumento utile ai produttori e agli allevatori ma anche per gli amministratori che, trovandosi a volte in difficoltà nell’individuare la strada giusta per valorizzare i prodotti enogastronomici, possono in questo modo condividere le buone pratiche e le politiche da intraprendere”, ha eletto il consiglio direttivo, che rimarrà in carica per tre anni; la presidenza è stata affidata alla Sindaca di Sacrofano (Roma), dove sarà ospitata anche la sede del network, Patrizia Nicolini. Gli altri componenti, a rappresentare le altre province regionali, sono: il Sindaco di Castrocielo (Frosinone), Filippo Materiale; la Sindaca del Comune di Canino (Viterbo), Lina Novelli; il Sindaco di Poggio Mirteto (Rieti), Giancarlo Micarelli; l’Assessore del Comune di Cori (Latina), Simonetta Imperia.

La neo Presidente, Patrizia Nicolini, nel ringraziare Arsial e ALI per aver promosso la costituzione del network di identità, ha concluso sottolineando “l’immensa opportunità colta dai comuni laziali che, grazie alla “nuova alleanza” potranno concretamente “darsi da fare” per valorizzare i propri territori, indirizzarne le politiche e promuoverne una cultura gastronomica che sia da traino per lo sviluppo locale a tutto tondo”.

L’adozione di politiche agroalimentari impegnate nella valorizzazione dei prodotti tipici rappresenta uno degli elementi strategici di valorizzazione del mondo rurale e costituisce una strategia efficace per il conseguimento di molteplici obiettivi, sia di carattere economico e sia socio-culturali. Una strategia, questa, che può trarre ancora più forza dalla sinergia tra le istituzioni, le attività economiche e le realtà sociali dei territori coinvolti. Per questo motivo Arsial ha promosso e supportato la nascita della Rete dei Comuni del Formaggio, un network virtuoso che potrà contribuire alla promozione del settore caseario regionale, favorendo il miglioramento qualitativo dei nostri prodotti e il confronto con le altre produzioni, settori in cui la nostra Agenzia è impegnata in prima linea” aggiunge Mario Ciarla, Presidente di Arsial – Agenzia regionale per lo sviluppo e l’innovazione dell’agricoltura del Lazio.


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Gli orti urbani: nuove esperienze di cittadinanza e relazione

Una riflessione sugli spazi filosofici ed educanti che stanno nascendo nelle medie e grandi realtà urbane del nostro Paese a cura di Flavia, la nostra consulente filosofica, che per Tessere si occupa di facilitazione orientata alla co-progettazione.
Flavia Restuccia I Facilitazione alla co progettazione

Flavia Restuccia I Facilitazione alla co progettazione

Appassionata di Musica, Maieutica, Geofilosofia e Sinestesie, vado alla ricerca di luoghi in cui poter connettere Etica ed Estetica. Approdo a Tessere tre anni fa, trovando in essa un riparo, un porto felice, uno spazio in cui poter sperimentare e mettere alla prova quanto studiato e vissuto in questi primi 34 anni di vita.

Qualche giorno fa, navigando nel Web, mi sono imbattuta in un video dell’Associazione Orti urbani Tre fontane, nata nel 2013 nel quartiere Montagnola di Roma.

Le parole del Vicepresidente Marcello Cornacchia mi hanno immediatamente colpito per la loro portata filosofica: “grazie all’incontro tra le associazioni abbiamo scoperto che la nostra ricchezza è maggiore rispetto alla nostra immaginazione […] Cerchiamo di promuovere il senso dello stare al mondo”.

Indagare la realtà, ricercare il senso, condividere linguaggi e significati, connettere gli esseri umani al proprio habitat, interpretare il mondo attraverso la riflessione critica sulle esperienze vissute, ciò di cui si occupa da sempre la filosofia.

Essa, in sintonia con le recenti scoperte della fisica quantistica, descrive il mondo come un tessuto dagli innumerevoli intrecci, la realtà è già relazione.  L’Io, non è mai pura individualità ma già, inevitabilmente, rapporto con un Tu.

Tutto è inter-soggettività. Nulla esiste se non in relazione a qualcos’altro.

Ogni singola persona è portatrice della dimensione collettiva, comunitaria, frutto di incontri, conflitti, scambi, perché come ci ricorda l’esperienza educativa di Danilo Dolci nella Sicilia del secondo dopoguerra:  «la tua vita è la mia vita, la mia vita non può non essere anche la tua».

Questa dinamica relazionale non vale solamente per gli esseri umani. Cosa potremmo dire, ad esempio, del rapporto della specie umana con il suo habitat? Che gli esseri umani abbiano compromesso la loro sopravvivenza e l’intima relazione con la Natura sembra oggi sempre più evidente.

Ricercare le origini di tale frattura è una questione complessa, sicuramente non risolvibile e trattabile attraverso un breve articolo come questo. Secondo molti pensatori dell’epoca contemporanea tale rottura si è concretizzata a partire dalle grandi rivoluzioni industriali; la Natura è concepita principalmente quale bacino di risorse illimitate da cui poter attingere a proprio piacimento. Altri ritengono che le origini di tale fenomeno siano da ricercare nei sistemi di pensiero di antichi filosofi del periodo classico, i così detti “sistematici” (Platone e Aristotele in primis), che, in un certo qual senso, adombrarono la saggezza dei filosofi presocratici (vissuti prima di Socrate). Nell’opera La nascita della filosofia, Giorgio Colli contrappone proprio l’età dei filosofi (i sistematici) a quella dei sapienti (i presocratici), pensatori intenti ad osservare, interpretare la Natura, senza alcuna pretesa di trasformarla o assoggettarla ai propri scopi. Sapienti perché ancora in dialogo con un principio unitario, non del tutto conoscibile«L’armonia nascosta è più forte di quella manifesta» scrive il sapiente Eraclito di Efeso. E ancora, nei suoi frammenti: «ho indagato me stesso», «i confini dell’anima, camminando, non potrai trovarli, pur percorrendo ogni strada: così profonda è la sua espressione».

Qualcuno potrebbe obiettare che gli esseri umani, per sopravvivere, si servono da sempre della Natura. Per sopravvivereNon per assecondare capitalismo e consumismo.

Esiste ormai una questione preminente e preliminare. Crisi climatica e ambientale sono le dirette conseguenze di innumerevoli scelte irresponsabili e opportunistiche, niente affatto lungimiranti, di un agire sempre più svincolato da una coscienza propriamente etica. La tecnica ci ha donato comodità e rapidità e, al contempo, si è trasformata in un pericoloso boomerang: ci ritroviamo così sull’orlo di un baratro.

Paradossalmente, questo nostro modo di agire, e cioè lo sfruttamento oltre il limite delle risorse della Terra, ha portato alla conseguenza diametralmente opposta a quella sperata: un’esposizione maggiore alla morte. 

Sovrappopolazione, produzione di massa, politiche capitalistiche hanno causato l’alterazione di ecosistemi, siccità, variazioni smisurate nel regime delle piogge, deforestazione, inquinamento idrico e dell’aria, malattie zoonotiche e i così detti megafires. In questo scenario terrificante, una seria riflessione sulla morte e sul suo ruolo di monito e collante per la società potrebbe aiutare a conferire nuovamente senso e dignità all’esistenza. Abbiamo ritenuto fosse scontato, se non un diritto-dovere, scongiurare la morte, ottenere risultati con minimi sforzi, faticare il meno possibile, non dover fare sacrifici, non dover attendere. In realtà ognuno di noi vive e muore ogni giorno. «L’uomo, appena nato, è già abbastanza vecchio per morire»[1].

Inoltre, aver sottomesso la Natura ad una ragione di tipo puramente strumentale e utilitaristica ha alterato i fondamentali rapporti che gli uomini e le donne intrattengono con la realtà spazio-temporale. Ci relazioniamo al Tempo o imponendo i nostri ritmi da “esseri produttivi” inseriti in un meccanismo alienante di prestazione-raggiungimento di obiettivi-valutazione o illudendoci di tornare in armonia con esso servendoci di weekend “fuori porta”, istanti per riemergere dall’apnea. Scattiamo compulsivamente decine di foto da “tenere in memoria” o condividere sui social.. Come se il tempo potesse finalmente rallentare, fino a fermarsi, in quelle fotoCome se quelle stesse foto potessero donarci un po’ di pace.

Che fine fa, in tutto ciò, la dimensione comunitaria?

In una grande città come Roma, gli orti urbani sembrano riproporre un modello esemplare di vita filosofica-politica, grazie al quale sperimentare concretamente esperienze trasformative: nuove forme di cittadinanza, di relazione, nate dal semplice incontrarsi al di fuori delle proprie quattro mura, attivando riflessioni sulla realtà, inventando nuove parole, progettando insieme. Negli orti urbani ci si riconosce prima di tutto come persone pronte a mettersi in gioco, ad instaurare legami viscerali con la Terra, con gli altri, con i paesaggi, con il proprio tempo.

Negli orti urbani, attraverso l’agire filosofico-politico, ci si conquista quotidianamente una vita da vivere con dignità, una vita da consumare, in sintonia con i ritmi della Natura. Gli orti, come sostiene Marcello Cornacchia, non sono solamente uno strumento per fermare la cementificazione ma la maniera per riappropriarsi del proprio territorio e promuovere una «socialità educativa».

Perché i paesaggi educano. 

Ci espongono, innanzitutto, ad una lettura della realtà nella quale emergono storie che raccontano delle difficoltà economiche delle famiglie, del bisogno di contrastare l’isolamento, della necessità di creare uno spazio in cui potersi muovere e promuovere attività in grado di coinvolgere la cittadinanza intera. Tessere che raccontano un mosaico della complessità di oggi. 

Con l’augurio che questi spazi intergenerazionali diventino una nuova Agorà, la piazza principale, nella quale donne e uomini di tutte le età possano tornare a filosofare, a dialogare pubblicamente, e riflettere sulle nuove forme di convivenza civile. Prender parte ai problemi quotidiani attraverso il confronto: cosa mangiare? Quale aria respirare? Come impiegare il proprio tempo? Cosa appassiona? Cosa trovo giusto o ingiusto, bello o brutto?

E che tali spazi non siano concepiti esclusivamente come luoghi “terapeutici”, di riabilitazione e sostegno sociale, altrimenti si tornerebbe ad assoggettare la Natura a scopi, se pur nobiliCurare i sintomi del singolo individuo è condizione necessaria ma non sufficiente per la salvaguardia della specie umana.

Non è più tempo per la sola individualità.

 


[1] Der Ackermann aus Böhmen, a cura di A.Bernt e K. Burdach (Vom Mittelalter zur Reformation. Forschungen zur Geschichte der deutschen Bildung, a cura di K. Burdach, vol. III, parte II), 1917, cap. 20, p.46. 

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Le Città delle patate in rete

Costituito in piena emergenza covid il network nazionale dei Comuni a vocazione pataticola

La patata. Fritta, lessa, arrosto. A polpa bianca, gialla, di montagna o di pianura. Un prodotto quotidiano, amato a qualsiasi età e latitudine. Nasce, in videoconferenza attraverso la sede nazionale di ALI Lega delle Autonomie, l’Associazione Nazionale Città della Patata. Per sostenere e sviluppare la qualità delle produzioni e dei territori nei quali il tubero più famoso al mondo è il vero protagonista della vita sociale, culturale ed economica. Un imprescindibile fattore identitario, da tutelare e promuovere.

Per questo, i Sindaci dei 19 Comuni Fondatori hanno deciso di “mettersi in rete” e di lavorare insieme alla ricetta per valorizzare la pataticoltura di qualità, il paesaggio, i prodotti tipici, le tradizioni autoctone, la cultura e l’imprenditoria locale.

“Nel pieno dell’emergenza sanitaria lavorare per i nostri territori significa anche guardare al futuro e farci trovare pronti quando sarà finita. È tempo di progettare, insieme”: con questa riflessione ha aperto l’assemblea Palmerino Fagnilli, Sindaco di Pizzoferrato (CH), uno dei comuni simbolo della patata di montagna del Medio Sangro che ha fortemente promosso l’iniziativa, supportato dalla Lega della Autonomie Locali italiane, sempre in prima linea nell’affiancare la costruzione di percorsi di rete e nel credere nella loro efficacia.

Il network di Comuni di identità abbraccia virtualmente tutta Italia, da nord a Sud. Attraversa la Sila, le montagne abruzzesi, lucane, piemontesi, sarde. Caratterizza il paesaggio della Piana del Fucino e del Delta del Po’, delle valli al cospetto del Terminillo, delle colline dell’ascolano. Desirée, Asterix, Kennebec: sono solo alcune delle varietà delle protagoniste indiscusse delle manifestazioni, della gastronomia e dell’economia di una rete che attraversa tutto il Paese, senza distinzione di altitudine o di popolazione.   

La Rete dei Comuni Italiani, caratterizzati dalla presenza nel territorio comunale di terreni coltivati a patata o sede storica di consolidate e collaudate manifestazioni a sostegno della produzione e del consumo delle patate, ha eletto il Consiglio Direttivo, che rimarrà in carica per tre anni, in un’assemblea costituente propositiva e partecipata: la Presidenza è stata affidata al Sindaco di Pizzoferrato (Palmerino Fagnilli), la Vicepresidenza ai Sindaci del comune meno popoloso, Ingria con soli 44 abitanti (Igor De Santis), e a quello più popoloso, Avezzano con oltre 40.000 abitanti (Giovanni Di Pangrazio). Gli altri membri del Consiglio sono i Sindaci del Comune di Leonessa (Gianluca Gizzi), Muro Lucano (Giovanni Setaro), Palmiano (Giuseppe Amici) e Parenti (Donatella Deposito).  

I Comuni fondatori dell’Associazione Nazionale Città delle Patate sono 19, provenienti da 10 territori regionali differenti: l’Abruzzo è rappresentato da diverse zone ad alta vocazione pataticola, la rinomata piana del Fucino, con i Comuni di Avezzano (AQ) e Gioia dei Marsi (AQ), l’area vestina della patata rossa di Villa Celiera (PE) e il Medio Sangro, con la patata montana prodotta nei Comuni di Civitaluparella (CH), Gamberale (CH), Montenerodomo (CH) e Pizzoferrato (CH); la Basilicata da Muro Lucano (PZ), con la sua patata d’alta montagna dal marchio De.Co (Denominazione Comunale di Origine); la Calabria dai Comuni produttori della Patata della Sila IGP, Parenti (CS) e Spezzano della Sila (CS); la Campania da San Michele di Serino (AV) e l’Emilia Romagna da Codigoro (FE), due dei Comuni che festeggiano la “regina della tavola” in Sagre gustose e partecipate. I due soci laziali, entrambi del reatino, sono Leonessa (RI) e Borbona (RI), il primo dà il nome alla varietà di patate diffusa nell’altipiano che si dice assolutamente da provare “rescallata” con cipolla e pancetta; la Lombardia è rappresentata dal Comune di Esino Lario (LC), con la sua patata bianca, le Marche dai Comuni di Palmiano (AP) e Pieve Torina (MC), il Piemonte dal piccolissimo Comune di Ingria (TO), con i suoi 44 abitanti protetti dalle vette del Gran Paradiso e la Sardegna da Gavoi (NU), dove si producono ottimi tuberi con i quali realizzare il gustosissimo “Brocculos“.

Realtà diverse, unite da un inconfondibile tratto distintivo, che diventano più “forti” insieme, attraverso lo scambio di idee, la condivisione di buone pratiche e la progettazione congiunta di strategie di promozione territoriale


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Tessuti?

Sì, va bene. Ma in pratica, terra terra, che avete fatto in questi 13 anni?

Brevissimamente: valorizziamo le tipicità dei luoghi grazie ad attente strategie di marketing territoriale. Per farlo, promuoviamo la partecipazione attiva delle persone allo sviluppo del proprio territorio e favoriamo le relazioni inter-istituzionali e con il mondo del privato e del sociale. 

Ed ora ci presentiamo con alcuni dei progetti che abbiamo già tessuto

Comuni

Lavoriamo da anni per la Pubblica Amministrazione, consolidando i rapporti tra pubblico e privato, puntando sull’Associazionismo di identità con lo scopo di evidenziare gli elementi connettivi tra Comuni affini e creare nuovi virtuosi modelli di governance. Abbiamo progettato nel dettaglio l’Associazione Città della Bufala e l’Associazione Città della Patata, network di Comuni uniti da vocazioni territoriali condivise. Ci siamo dedicati, inoltre, alla formazione rivolta agli Amministratori e dirigenti degli Enti Locali in tutto il territorio nazionale: in merito alla creazione di impresa, come in SeminaImprese, sulla progettazione orientata alla riqualificazione territoriale, come in Tratturi.

Formazione

Abbiamo ideato e delineato percorsi di educazione ambientale ed alimentare, formazione e aggiornamento sull’agricoltura sostenibile, corsi di agricoltura e giardinaggio, terapie verdi per il corpo e la mente. Nel particolare, abbiamo organizzato percorsi di avvicinamento al vino in diversi locali pubblici e privati di Lazio e Abruzzo e corsi di sensibilizzazione alla conoscenza sensoriale dell’olio d’oliva: Terroil ne è un esempio. Abbiamo condotto giornate formative in azienda agricola rivolte a studenti di scuole medie e superiori per approfondire i temi dell’agricoltura sostenibile e corsi di orticoltura e giardinaggio modulati su diversi destinatari, come l’Orto a Scuola, dedicato ai bambini della scuola d’infanzia e delle elementari.

Eventi, i nostri mosaici

Progettiamo, gestiamo e realizziamo servizi per la creazione di eventi finalizzati alla valorizzazione delle produzioni enogastronomiche di qualità. Esempi di tali attività sono: degustazioni tematiche come Majest – i prodotti della MaJella orientale e la prima edizione romana di Calici di Stelle; giochi enogastronomici come Caccia al Vitigno o TARANTeno; concorsi di tipicità, come quello della Mozzarella di Bufala – Napoli 2010. Abbiamo curato ed organizzato per 15 edizioni il Concorso enologico internazionale dell’Associazione Nazionale Città del Vino “La selezione del Sindaco”, gestendo più di 1500 etichette provenienti da tutta Europa.

Agricoltura

Una delle nostre specialità è quella di valorizzare aziende e attività agricole, soprattutto nell’ottica di farne emergere il possibile ruolo sociale, multifunzionale e formativo. Nei territori del Mezzogiorno abbiamo svolto attività di tutoring, facilitazione orientata alla progettazione e assistenza e formazione specialistica rivolte a aziende giovanili in fase di start-up. Abbiamo redatto studi di fattibilità e piani di impresa nei settori zootecnico, florovivaistico e ortofrutticolo, sviluppato progetti miranti all’affrancamento di terreni gravati da uso civico, per potenziali fruizioni imprenditoriali. Ne è testimonianza concreta l’esperienza con l’Azienda Masseria Cardilli di Caserta.

Parole

Lavoriamo artigianalmente con le parole per studiare i territori e creare contenuti dedicati ai diversi destinatari: web e social network, piccola editoria, schede informative e multimedia interattivi per percorsi museali – come, ad esempio, per CavalloneEasy-, materiale pubblicitario e informativo, studi e ricerche in ambito di vocazione territoriale. Abbiamo raccontato la rete di Comuni di identità di Città delle Grotte attraverso la pubblicazione della guida In viaggio tra le Città delle Grotte e curato diverse pubblicazioni come la Guida ai Vini della Selezione del Sindaco o la guida Come si fa sulle attività artigianali in rarefazione per l’Unione dei Comuni Sei in Langa (CN). 

 

“Essere è tessere”, proprio come disse la magnifica artista d’arte contemporanea Maria Lai. Se volete continuare a conoscerci e a immaginare il vostro vestito su misura, tenete d’occhio il sito, piaceteci sui social, scriveteci su tessere@tesseresrl.it

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Ci (Ri)siamo!

Un brindisi a noi! (Ri) Eccoci online con il nuovo sito web!

È (finalmente!) di nuovo in rete  il nostro mosaico di servizi per il marketing territoriale e l’educazione attiva rivolto alla Pubblica Amministrazione, alle imprese, ai negozi di prodotti di qualità, alle piccole attività artigianali, al mondo dell’agricoltura e del sociale. 

Le nostre linee di prodotti/servizi sono sei e, a seconda del progetto da tessere, si possono accorciare e combinare su misura: ideiamo e realizziamo eventi e prodotti editoriali e multimediali (parole) di valorizzazione e promozione delle tipicità e unicità locali, progettiamo con cura interventi di riqualificazione territoriale, investendo nel networking e illuminando i punti di forza (materiali e immateriali) degli enti locali (comuni), costruiamo percorsi di educazione ambientale e alimentare (formazione), sentieri di ospitalità sostenibile, disegniamo servizi di facilitazione orientata alla progettazione e tutoraggio per la Pubblica Amministrazione (comuni) e le imprese, con particolare attenzione al mondo dell’agricoltura sociale e multifunzionale. 

Qui, tutti i curiosi, amanti del mangiar bene, della natura e dell’ambiente, gli appassionati di storia e tradizioni, troveranno spunti per poter abitare poeticamente e responsabilmente i luoghi, all’insegna di spazi green e tempi slow.

Crediamo fortemente che ogni luogo, come ogni persona, abbia una storia da raccontare, una propria cifra distintiva. Il nostro intento è infatti quello di valorizzare e pro-muovere il milieu locale: le unicità paesaggistiche, i prodotti tipici, le storie, le esperienze, le tradizioni.

Ci serviamo, perciò, di un approccio inter e multidisciplinare: grazie alla presenza di professionalità provenienti da settori diversi, studiamo, progettiamo governance innovative e virtuose, narriamo con parole appassionate i territori, nell’ottica di un costante dialogo tra locale e globale (glocale).

Scopri le nostre linee e quello che abbiamo già tessuto lungo la strada.

Buona passeggiata, a ritmo lento. Tornato dal viaggio, vieni a (ri)conoscerci.


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Concorso enologico internazionale “La Selezione del Sindaco”

La Selezione del Sindaco è un concorso enologico internazionale davvero unico nel suo genere, così come lo sono le produzioni enologiche di qualità che vi partecipano. Ad essere premiate non sono solamente le cantine partecipanti (più di 1500 etichette ad edizione!), ma anche i Comuni dove sorgono i vigneti: è il Sindaco, idealmente, che presenta i “suoi” vini e si fa portavoce della melodia del territorio. 

Promosso da Recevin e dall’Associazione Nazionale Città del Vino, è un concorso itinerante e si tiene ogni anno in una sede diversa: Bolzano, Cividale del Friuli, Siena, San Michele all’Adige, Alba, Marsala, Torrecuso, Brindisi sono solo alcuni dei luoghi assaggiati e vissuti.  Ogni anno, muniti di cassetta degli attrezzi ed entusiasmo, ci siamo letteralmente immersi in paesaggi di viti e miriadi di sfumature di sapore; abbiamo ascoltato con passione e curiosità il suono dei territori, attraverso la narrazione di chi lì vive e lavora. 

La Selezione del Sindaco è un’idea che ci è venuta quasi vent’anni fa: è stata un’illuminazione, una scintilla per valorizzare i vini di qualità legandoli con più forza al proprio territorio di origine. L’abbiamo visto crescere, anno dopo anno, per 15 edizioni. Abbiamo cucito ogni suo dettaglio organizzativo: dalla creazione della rete istituzionale di sostegno, alla gestione del database delle aziende partecipanti, alla comunicazione alle imprese, al tutoraggio per i ragazzi e le ragazze degli Istituti Agrari coinvolti e al coordinamento di ogni aspetto tecnico e logistico per la riuscita dell’evento

 

 

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Guida “In viaggio tra le Città delle Grotte”

Abbiamo scritto per l’Associazione Nazionale Città delle Grotte una guida che attraversa l’Italia alla scoperta di territori accumunati dall’essere “terra di Grotta”; una guida che non è solamente una guida, ma un viaggio di somiglianze e differenze. Abbiamo visitato, sopra e sotto, 22 Comuni, 10 regioni e 20 cavità: un susseguirsi costante di stupori e innamoramenti. 

Sto scrivendo una guida sulle città delle grotte. Ah. Bello. Ma sei speleologa? No, sai, non è solo sulle grotte, ma anche sulle città. È su entrambe, sulle città e la loro grotta. Dai. Ma quindi sei geologa? Le hai viste tutte? La conosci quella di…? A me le grotte non piacciono, mi fa impressione stare sotto terra. A me sì, sono magiche. Sembra di stare in montagna, ma al contrario. Qual è quella che ti è piaciuta di più? Sono tutte diverse, ognuna ha qualcosa che mi ha rapito. Ma, quindi, non ho capito, perché stai scrivendo una guida sulle grotte se non sei speleologa?

Va bene, facciamo un passo indietro.

Questa non è una guida sulle grotte. O, almeno, non è solo una guida sulle grotte. Non è neanche propriamente una guida in senso stretto.

Ma procediamo con calma.

Città delle Grotte è un’Associazione di Comuni di identità. Il che vuol dire, per semplificare, che queste realtà condividono un fattore identitario comune: la presenza, nel loro territorio, di cavità naturali (sotterranee, marine o nei fianchi di un monte). Legate a doppio filo da una peculiarità condivisa, hanno deciso di mettersi in rete. Per valorizzare, promuovere e tutelare il loro prezioso patrimonio paesaggistico e culturale. Insieme.

Perciò, questa non è solo una guida sulle grotte d’Italia. È la guida delle città associate (22!) e delle loro cavità. I paesi toccati, rappresentativi di dieci regioni, costellano l’intero territorio nazionale. Si tenta di tratteggiarne ognuno nella sua interezza (e, ancora più difficile, di descriverne l’atmosfera): dove si trova? Qual è la sua storia? Che cosa si può vedere? Chiese? Musei? Monumenti? Architetture civili? Cosa si può fare nel territorio comunale? Passeggiate? Trekking? Altri sport all’aria aperta? Ci sono altri luoghi da visitare? O delle manifestazioni a cui partecipare? E quali sono i prodotti tipici del posto da assaggiare?

Ogni cavità esplorata, a braccetto con il proprio Comune (o i propri Comuni), ha una sezione dedicata: luogo dove se ne approfondisce la storia, se ne mettono in risalto le peculiarità e si danno informazioni puntuali sulle caratteristiche della visita e le altre attività da svolgere (insieme, prima, dopo, contemporaneamente).

Dicevamo, questa non è neanche propriamente una guida.

È un racconto di viaggio. Un racconto di somiglianze e differenze.

Un viaggio di paesaggi e sensazioni. La storia dei luoghi, la voce delle persone che li abitano. Un racconto, che valica montagne e allarga confini; un viaggio che scopre, chiede, respira, accoglie, si ferma, si muove. Da assaporare lentamente.

Questo è un racconto di viaggio. Il mio, il vostro, di chiunque desideri perdersi in angoli nascosti (e speciali) e di sentirsi, comunque, a casa. Qui inizia la scoperta e, vi assicuro, niente avrà la stessa emozione. La meraviglia del nuovo che sfuma nel simile (e viceversa) vi avvolgerà con una forza travolgente e indimenticabile.

Un tessuto accogliente delicatamente poggiato sulle spalle. Una di quelle coperte dai mille disegni che continuano l’uno nell’altro. Odore di rocce e sale. Tutte le sfumature di grigio. La fantasia corre veloce. E l’acqua che scorre ti avvolge. La sua energia ti travolge, ti conquista, ti scompiglia. Una travolgente, avvolgente, scompigliante sensazione di calma creatrice. La sensazione del buio assoluto. Un’emozione rara, totale. Sconvolgente, come un temporale improvviso. Un vero e proprio amplificatore dei cinque sensi. I colori sembrano più intensi, gli odori più avvolgenti, la vista più accesa.La leggerezza del suono della natura soffia via la pesantezza dei pensieri. fuori dal tempo, aldilà dello spazio, abbracciati dalla (nella) terra.

Questa è la mia danza di emozioni. Adesso inizia la vostra.  Qui puoi scaricare la presentazione della Guida. Per averla a portata di viaggio, scrivi a redazione@cittadellegrotte.it

 

 

Giannina Di Martino I Responsabile linea Parole

Giannina Di Martino I Responsabile linea Parole

Nelle tasche ho: un raggio di sole tra le fronde degli alberi, dei post-it colorati a forma di stella, l’odore di pane appena sfornato, una penna blu, la carta in musica che vola leggera, il nero su bianco delle parole.
Tra le rughe ho: un diario di viaggio, una piuma, il verde d’Irlanda sotto quel cielo, lo scorcio sulla Dora, con le vette innevate, tutta l’Italia in un bicchiere di vino, l’Abruzzo delle aree interne e il camino, i tramonti di Roma, il sorriso degli occhi dal finestrino.
Nel cassetto ho: una laurea in giornalismo, un master in economia e management dei beni culturali, la passione delle radici, la curiosità della scoperta, le tessere di un puzzle da combinare.

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Costituzione Associazione Nazionale Città della Patata

Il mio grillo per la testa è la rete. Mi ronza sempre per le orecchie. Quando poi individuo uno spunto, un’occasione, un’opportunità, un contesto fertile non me la faccio scappare. E fra visionari ci si intende. Così è stato l’incontro con Palmerino Fagnilli, sindaco di Pizzoferrato. Un amore a prima vista.  Nell’epica gastronomica locale, le patate di Pizzoferrato sono le nostre eroine. E su questo tubero, povero, sotterraneo, incline ai più fantasiosi travestimenti si è impigliata la rete. Rete che abbraccia l’intero Paese dal Piemonte alla Sicilia, con diverse realtà comunali che fanno, hanno fatto della patata il proprio vessillo. La propria carta di identità. E allora proviamo a potenziarne il livello di fuoco. Perché l’avvicinamento, lo scambio di idee, la condivisione di buone pratiche arricchiscono i Comuni, soprattutto se piccoli e ancor di più se di montagna. L’Associazione Nazionale Città della Patata è pronta a fare questo. 

L’Associazione di identità opera per sostenere e sviluppare la qualità delle produzioni e dei territori di Città della Patata, tramite iniziative e servizi nel campo della tutela, del sostegno allo sviluppo, della promozione e dell’informazione. Noi ne abbiamo progettato con cura la governarce e abbiamo svolto azioni mirate per favorirne la costituzione.


Marcello Di Martino I Responsabile Linea Comuni

Marcello Di Martino I Responsabile Linea Comuni

Taranta, Piedimonte d’Alife, Chieti Scalo, Pescara, Bologna e Roma, itinerario delle mie tracce. Liceo classico e Facoltà di Agraria, percorso dei miei studi. Professore, consulente, imprenditore, sindaco, tragitto delle mie attività. Visionario e realista, sognatore e pragmatico, binomi dei miei ossimori.
Goccia, il mio nickname.

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Terroil. Gli oli d’oliva impronte dei territori

Lo sapevate che anche l’olio d’oliva si può degustare? E che esistono dei comitati di assaggio professionale (panel) per valutare le caratteristiche organolettiche degli oli vergini ed extravergini? E che ci sono diverse cultivar di olive, ognuna con i suoi tratti distintivi?

In collaborazione con L’Associazione dei Produttori Olivicoli laziali abbiamo organizzato un percorso di sensibilizzazione alla conoscenza sensoriale dell’olio d’oliva, con l’obiettivo di fornire gli strumenti di base per una approccio consapevole al suo consumo e di mettere a disposizione degli utenti (dai produttori “artigianali”, agli operatori del settore turistico, agli oleo sperimentatori) le metodiche elementari per la valutazione qualitativa del prodotto. 

Il percorso di formazione, itinerante in diversi comuni ad alta vocazione olivicola, è stato un vero e proprio viaggio di scoperta, nel tempo e nello spazio. 

Ci abbiamo preso gusto e abbiamo sorseggiato decine di oli dei produttori “artigianali” della zona, appassionandoci ad ogni sguardo, ogni mano, ogni racconto. 

Ad una prima fase di alfabetizzazione-formazione, ne è seguita una seconda, pratica, composta da prove d’assaggio, degustazioni e visite guidate in aziende olivicole del territorio.  

Durante gli incontri abbiamo approfondito, con supporti multimediali e interattivi, molte tematiche:  l’influenza delle tecniche agronomiche e dell’olivicoltura sulle caratteristiche organolettiche dell’olio; le cultivar più diffuse e la loro ricaduta sul profilo sensoriale degli oli, l’approccio tecnologico ed i caratteri qualitativi ed organolettici dell’olio d’oliva, Il quadro di riferimento normativo per la produzione e la commercializzazione del prodotto, i principi dell’analisi sensoriale, le procedure per lo svolgimento delle prove di assaggio e l’articolazione operativa di un panel, l’olio d’oliva e la gastronomia. 

Ad ogni edizione, anche noi di Tessere SRL che l’abbiamo ideato e organizzato, ci siamo scoperti più ricchi e innamorati di un prodotto che così intensamente sa parlare del territorio da cui sboccia. 

I docenti, panel leader ed esperti del settore, sono riusciti a coinvolgere le diverse tipologie di destinatari degli incontri: ore davvero preziose, sia per i più “esperti”, sia per i semplici oleo appassionati e curiosi.

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